Il primo rapporto del gen. Vecchiarelli sulla situazione in Grecia

COMANDO 11^ ARMATA

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N. 31/RPV di Prot.                       P.M. 23, lì 26 giugno 1943 XXI°

Oggetto: Accertamenti fatti dall’Eccellenza Cavagnari [1]

ALL’ECCELLENZA IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE

                               – Comando Supremo –

Rispondo al foglio 93/S del 20 giugno.

La situazione che ho trovato nell’assumere il Comando dell’11ª Armata è – a quanto mi è dato di giudicare sul passato – la risultante di un complesso di fattori psicologici e materiali che riassumo.

Conclusasi la campagna di Grecia, l’11ª Armata, vittoriosa ma provata dai duri sacrifici sostenuti, effettuava l’occupazione di un Paese, noto per la sua corruzione nel campo economico e la libertà dei costumi.

La distensione subentrata negli animi come naturale conseguenza di tante prove severe, forse anche una certa indulgenza verso se stessi e verso gli altri dopo la vittoria, ricevettero maggiore impulso dall’accentuato rilasciamento dello stesso ambiente ellenico dove, allo scarso e atavico senso morale si sommava lo smarrimento proprio di un popolo vinto, a tutto disposto pur di conciliarsi i conquistatori.

Due fattori concorsero però ad accentuare, in comandanti e  gregari, un primo e intuibile abbassamento del tono militare:

  1. La situazione economica in cui vennero a trovarsi le truppe di occupazione.  L’enorme divario esistente tra il cambio ufficiale al quale erano conteggiati gli assegni, e i prezzi rapidamente inflazionistici praticati sul mercato, creò infatti ai singoli e alle collettività difficoltà quasi insormontabili di ordine materiale e spinse a superarle con mezzi irregolari che facilmente degenerarono in manovre speculative individuali.Il pericolo che da tale ordine di cose scaturiva per il morale dell’Armata, non passò inavvertito, ma i provvedimenti finanziari adottati in merito (assegni integrativi, fondi d’integrazione mense ecc.) o non giunsero tempestivamente o furono inadeguati alle necessità di risanamento.
  2. La situazione operativa, che per un succedersi di eventi favorevoli, appariva particolarmente tranquilla sui fronti esterno ed interno.

Era prevedibile, pertanto, che le accennate cause di ordine morale e contingente, qualora non opportunamente identificate e singolarmente eliminate, incidessero sullo spirito delle truppe e si ripercuotessero sul loro grado di efficienza bellica.

L’improvviso aggravamento della situazione operativa, ha quindi trovato gli animi meno preparati ad affrontarla e la sopravvenuta decapitazione degli organi principali del Comando dell‘Armata – per quanto abbia suscitato favorevoli commenti per il suo fine di drastica epurazione – ha portato ad una inevitabile crisi funzionale ed anche ad una crisi dì prestigio lo cui ripercussioni (sfruttate dalla propaganda nemica) non hanno tardato a farsi sentire sul morale dei reparti.

Tratteggiata nei punti essenziali la situazione e le cause determinanti osservo:

  1. Nonostante il rilasciamento accennato, l’acuirsi della crisi ed il morale scosso da vari fattori – soprattutto in funzione delle recenti vicende belliche – la struttura dei reparti è sostanzialmente sana, sia nei grandi centri che alla periferia.
  2. I grandi agglomerati urbani – ed in primo luogo Atene, che come densità di popolazione ed attività industriali e spirituali riassume in sé la quasi totalità delle energie greche – possono offrire maggiori possibilità agli abbassamenti del tono militare e dello spirito combattivo.  Ma per città a grande estensione come Atene, in cui si impone la necessità di una continua vigilanza e di un vero e proprio dominio potenziale, un troppo ampio esodo delle truppe, al quale sono in massima orientato, se troppo rapido sarebbe pericoloso, mentre un loro schieramento attorno al centro urbano si dimostra materialmente impossibile per le grandi forze che immobilizzerebbe qualora si volesse con questo sistema realmente dominare la città.  D‘altro canto un simile provvedimento imporrebbe spese di installazione veramente inconcepibili, anche per creare un ambiente confortevole e non sprovvisto di qualche svago per non incidere troppo sul morale delle truppe. Debbo aggiungere a tale riguardo che ho talvolta riscontrato in reparti periferici un tono morale più basso che in altri residenti in centri urbani, e ciò in dipendenza del fatto che alla situazione operativa, all’estremamente rado (quasi illusorio) turno delle licenze, alle preoccupazioni famigliari, alla durezza del soggiorno, non facevano riscontro possibilità di onesto svago.   Provvedo, in relazione, a dare il massimo impulso alle attività assistenziali che ho trovato assai poco sviluppate specialmente alla periferia. Ho anche proposto al Ministero di raddoppiare, nel secondo anno, e di triplicare, nel terzo, l’indennità per mancata licenza.
  3. Opportuna, per le ragioni su accennate, appare la rotazione dei reparti così come in molti casi è stato operato dei Tedeschi nei territori francesi (ad esempio in Parigi che presenta sotto certi aspetti sensibile analogia col “caso” Atene). Ma ciò che a quelli era consentito per le enormi possibilità di rinnovamento offerte dalla loro attrezzatura militare e di trasporti, è qui ostacolato dalla esiguità delle forze disponibili, in rapporto al loro schieramento difensivo, alla lotta contro i ribelli, ai trasporti costosi e difficili.   Provvedo comunque nel limite del possibile ed anche a costo di qualche sacrificio, evitando però pericolose crisi operative. Sono in corso scambi di reggimenti delle divisioni “Pinerolo” e “Forlì”: e mi propongo di creare, appena abbia la disponibilità di un ufficiale generale già richiesto, un comando autonomo della Piazza di Atene esonerando da tale incarico il comandante della “Forlì” che dislocherò fuori della città.[2]  Ho inoltre disposto perché gli ufficiali dei reparti alloggino tutti presso le truppe, e quelli degli uffici siano gradualmente sistemati in modo da ridurre il loro troppo stretto contatto con la popolazione.
  4. Soprattutto debbo segnalare, perché mi sia più facile intraprendere una efficace opera di risanamento e tonificazione morale, la necessità assoluta di avere alle mie dipendenze comandanti di sicuro affidamento, la cui opera sia di esempio ed incitamento alle truppe.  Purtroppo ho dovuto constatare come talvolta i quadri non siano all’altezza del compito loro affidato sia per quanto riguarda i comandanti di grado superiore, sia per i subalterni e inferiori che dimostrano sovente una sensibile   atonia.[3]  Ho già intrapreso, a tale riguardo, una risanatrice opera di epuramento (allego elenco dei rimpatri già disposti e di quelli in corso ai quali si aggiungono i casi di applicazione dell’articolo 97 bis del quale intendo valermi con giusta severità). Ma non potrò perfezionarla senza il comprensivo aiuto dell’autorità centrale.  Ad esempio:
    • è di data recente l’assegnazione al comando di un reggimento di un colonnello per lungo tempo inabilitato a causa di un tumore cerebrale e assente da ogni ciclo operativo dopo la grande guerra;
    • la nomina a capo ufficio “IA” di questa Armata, pur dopo altra recentissima crisi, di un ufficiale a carico del quale sono emersi addebiti tali da rendere impossibile la sua permanenza in tale funzione e che si è rivelato impari al difficile incarico. Infatti l’ufficio che dovrebbe soprattutto fornire notizie positive sui ribelli si perde in piccole questioni sporadiche e nella folla dei “sembra”.
  5. Ho esteso anche alla truppa, con la dovuta energia, l’azione moralizzatrice ed epurativa. Gli atti di rapina a mano armata che si verificavano con frequenza, appaiono ora in sensibile diminuzione dopo alcune esemplari condanne (quattro fucilazioni). Anche qui è però necessario che sia ridotto al minimo l’invio di elementi socialmente bacati. I fucilati erano tutti pregiudicati: uno aveva all’attivo 36 denunce.
  6. Ho preso anche in esame la questione dei rapporti dei militari italiani con donne greche.  Sfrondando le amplificazioni e le deformazioni largamente intervenute sull’argomento, e pur ammettendo a priori che il soldato italiano è proclive a cedere all’attrazione femminile, è da porre in rilievo che la questione sessuale è in Grecia particolarmente complicata:
    • dalla mancanza di case di tolleranza e dalla difficoltà di organizzarne;
    • dai costumi locali piuttosto facili,
    • dai lunghi periodi di astinenza ai quali le truppe debbono assoggettarsi,
    • dalla particolare simpatia che l’elemento femminile greco dimostra al militare italiano. Ho perciò l’impressione di un fenomeno naturale più che di un preorganizzato mezzo di corruzione.

Frequenti, a tale riguardo, i casi di donne che sfidano rappresaglie e minacce – dovute queste più a iniziativa di singoli che a reazione popolare – e numerose le domande di matrimonio alle quali oppongo divieto, provvedendo al trasferimento del militare.   Ho perciò l’impressione di un fenomeno naturale più che di un preorganizzato mezzo di corruzione.  Anche in questo campo, comunque, conduco attiva opera disciplinare e moralizzatrice.[4]

Quanto alla situazione economico-finanziaria provvedo ad identificare e ad eliminare gli abusi e le cause di disordine, svolgendo azione moralizzatrice e di controllo sulla attività dei singoli e della collettività.  Il compito però è reso particolarmente difficile dalla fluidità della situazione stessa (slittamento progressivo della dracma – marasma economico) che frustra e supera rapidamente ogni provvedimento.  Non è certo facile in questo momento l’adozione di nuove norme economiche che abbiano efficacia risanatrice.

Concludo:

Innegabile un certo grado di rilasciamento morale delle truppe dell’Armata, ma non insanabile anche se preoccupante. Molte, a tale riguardo, le deformazioni e le amplificazioni dovute a troppo abbondante pettegolezzo, che per quanto sta in me cerco di contenere con l’imporre una generale linea di dignità.

Vasto e non facile il compito che mi attende. Per i risultati amo promettere poco e cercare di realizzare senza risparmio di attività.

Confido che costruendo, con l’aiuto di validi ed appassionati collaboratori, sui tessuti più ricchi e più sani dell’Armata, questa sarà, come dev’essere, sicuro strumento di guerra.

Allego gli elenchi richiesti.

IL GENERALE DESIGNATO D’ARMATA COMANDANTE

Carlo Vecchiarelli

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[1] L’amm. Domenico Cavagnari era stato inviato ad Atene all’inizio di maggio per condurre l’inchiesta disposta dal capo di S.M Generale, gen. Ambrosio, sui comportamenti in atto da parte dell’XI armata e, in particolare, del suo comandante, il gen. Carlo Geloso, che era stato contestualmente rimosso dal suo incarico e sostituito dal gen. Vecchiarelli.

[2] Il 1 settembre 1943 sarebbe giunto ad Atene, per ricoprire tale incarico, il gen. Umberto Broccoli.

[3]Nella gerarchia militare italiana si definiscono come “ufficiali inferiori” i tre gradi più bassi, ossia sottotenente, tenente e capitano. I primi due, inoltre, vengono anche denominati “ufficiali subalterni”. Gli “ufficiali superiori” sono invece quelli che ricoprono il grado di maggiore, tenente colonnello e colonnello.

[4]A proposito dell’attenzione che il gen. Vecchiarelli mostra per questi aspetti si ricorda che tra gli addebiti mossi al suo predecessore, gen. Geloso, per giustificarne la rimozione vi era stata l’accusa di intrattenere rapporti con donne greche che sarebbero state in realtà agenti segreti (accusa poi rivelatasi, per quest’ultimo aspetto, infondata).